· 

Guardiamo avanti con un occhio al passato

 

E’ questa un’affermazione che pronunciò Arrigo Sacchi in un convegno svoltosi a Gabicce alcuni anni orsono.

Mi trovavo in vacanza nella ridente località balneare e mi iscrissi con entusiasmo essendoci posti a disposizione.

Indossai una maglietta del Campitello ed ebbi modo di intervenire nel dibattito. C’era anche il giornalista Binda della Gazzetta. Sacchi con la sua classe, con il suo stile ribadiva che non si può mettere nel dimenticatoio quanto di buono si faceva in passato, d’accordo in proposito con il Prof. Piccolini , che invitava a tirar fuori la vecchia corda, uno strumento che ritiene ancora utilissimo ai fin coordinativi.

La mente va al passato, quando l’estate non servivano i Campus e i bambini giocavano liberi senza istruttori, con la legge della strada; non vi erano categorie e le squadre si  formavano in modo eterogeneo con i più “grassocci” in porta, senza genitori che li proteggessero e c’erano anche “pillole di ingiustizia” come li definisce J. Valdano nel suo libro “Le 11 virtù del leader”. E’ un volume che mi regalò Mario Cicioni per il mio compleanno e che conservo con affetto.

 

Anche io mi muovo con difficoltà tra i siti che offrono schede di allenamento, se non lo facessi sarei tagliato fuori, ma l’errore che non si deve commettere è quello di chiudersi in se stessi convinti che quello sia il massimo della conoscenza. Ed ancora una volta calza a tal proposito una frase che Mario usava pronunciare nei diversi frangenti:… non facciamo come il rospo che dal fondo del pozzo guarda su e vedendo un pezzetto di cielo crede quello sia l’universo..” Non aggiungo altro.

 

Tornando alla strada, quanti giochi ci inventavamo: ritmizzazioni, balzi, salti, coordinazione in genere si sviluppavano per le vie, per i vicoli del paese in sfide continue nelle quali ci cimentavamo. Ricordo un gioco: palla rovesciata. Si giocava nella piazza dove c’era un portone di una cantina; si partiva spalle alla porta, difesa dal portiere, tocco sul ginocchio e mezza girata al volo, poi provava l’altro.

La palla era di pezza e quindi si era costretti a calciarla al volo! Proposi tale gioco modificato quando l’ispettore Gherri da Roma venne a farci visita e diventammo Scuola Calcio Pilota.. ce ne sono due in Umbria.

Guardiamo avanti con un occhio al passato!

 

Luigi Bucciarelli