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La "partita"...dei piccoli

E' d'attualità disquisire sul valore e la modalità della partita dei bambini.                                                              L'impressione che si percepisce è che negli ultimi tempi si è intuito che il sistema calcistico italiano non è certo un modello da perseguire. Le divergenze sono incentrate su come debba svolgersi la partita.                                                             

Partiamo da un dato di fatto: ai bambini, da che mondo è mondo, piace la partita, la richiedono anche in allenamento. "Quando facciamo la partita?" E' la domanda che ci pongono nel corso della seduta con insistenza.                                                                                    Diceva Bruno Conti, in uno dei convegni ai quali abbiamo partecipato " se chiedi ad un bambino cosa preferisce fare in allenamento, la risposta è inequivocabile - tiri in porta e partite".          

Quando il calcio si giocava in strada con le porte fatte con due sassi, senza traversa, con linee immaginarie e ogni tre calci d'angolo si batteva il rigore, tra litigi laddove prevaleva il più prepotente o il padrone del pallone, o meglio della palla..... non c'erano i "grandi" a comandare le giocate e ad interferire nel gioco.                                                                                                                   

La fantasia era al potere come afferma Pastorin e per dirla alla Jorge Valdano ".... vi erano anche pillole di ingiustizia tanto per abituarsi da piccoli.....".                                                                                              

Secondo me non è tanto questione di giocare il 2>2, o il 3>3, ancor più significativo e caro al compianto Horst Wein, va bene anche il 5>5, ma è il contesto che va modulato.                          

Tutti ci appropriamo della partita dei bambini, come afferma Luigia Castelli psicopedagogista dell'Atalanta.

E' questo il focus del problema.                                                                                            

Gli incontri che definiamo alternativi, tra più società, sopperendo ai disagi logistici che esistono si sa bene, permettono che la giornata di calcio venga vissuta serenamente, poichè non si tiene il conteggio dei goal e le parate dei portierini.

Al termine che sia una festa attraverso il 3° tempo, come ci insegnano le "mamme del rugby" per le quali oramai è un rito tale comportamento, in tale contesto i Piccoli Amici disputano anche il 5/5 e nulla da ridire, avendo in torno a se' istruttori che parlano e sorridono fra loro, e si accorgono che vi è "aria di festa" e si stà instaurando "fratellanza", di cui c'è veramente bisogno.

A margine di questa disquisizione aggiungo che tali "giornate alternative" essendo chiaramente periodiche ovvierebbero alle

stucchevoli settimanali partite con cadenza di un calendario che in questa categoria non ha senso di essere per varie

motivazioni, legate all' "ambiente psicologico" del bambino che tutti pensano di conoscere senza averne le competenze specifiche, che dovrebbero tener conto dei reali bisogni dei bambini.     

IL Maestro